venerdì 30 gennaio 2015

MARTHA STEWART- SCUOLA DI CUCINA: TIRIAMO LE SOMME?



E' un tiriamo le somme su un doppio binario, quello che ci accingiamo a scrivere oggi, né, d'altro canto, potrebbe essere altrimenti, dovendo valutare un libro non in edizione originale, ma tradotto. E' la sorte che tocca a tutte le operazioni editoriali del genere che, se da un lato hanno il pregio di investire in scelte intelligenti e mai troppo lodate, dall'altro si accollano tutti i rischi connessi ad una riproposizione dell'opera  in una lingua diversa da quella dell'autore e per un pubblico di lettori conseguentemente differenti. 

Il pubblico della Stewart, si sa, è quello dell'americano medio- laddove la medietà è da intendersi non tanto in un senso sociale, quanto in un senso culturale: chiunque abbia voglia di imparare a cucinare, cioè, trova nella Stewart la risposta a tutti i suoi interrogativi,  che si tratti di sbucciare un limone o di montare una torta a strati. La conseguenza più logica, anche se meno percepibile nell'immediato, della scelta di questo target è che la "medietà" di cui sopra si applica in modo trasversale a tutti i ceti della popolazione americana, nessuno escluso. E quindi, se da un lato la Stewart risponde con la stessa completezza, a tutte le richieste dei lettori, dalle più elementari alle più complesse, dall'altro utilizza registri di comunicazione alti, gli unici che possano non alienarle le simpatie delle fasce più elevate del suo pubblico, che è poi quello che all'atto pratico può permettersi di spendere e quindi di alimentare quell'impero economico che fa capo a questa stratega del marketing in caschetto biondo . 

La premessa è doverosa per quanti, fra i nostri lettori, non riescono a digerire la Martha, non tanto per i libri che scrive, quanto per il personaggio che è diventata, al centro di una ricchezza e di un potere mediatico che non tutti riescono ad accettare. 
Tuttavia, il motivo per cui noi Starbookers continuiamo a proporvi libri di questa autrice esula dalle considerazioni di cui sopra. Le comprendiamo, le facciamo, a volte ci studiamo pure un po' su, per capire come diamine abbia fatto, 'sta qui, a divnetare così ricca, ma poi le mettiamo da parte, in nome di un rapporto di fiducia che ormai si è consolidato e che è fatto di chiarezza, trasparenza ed onestà.

Ciò che rende i libri di Martha Stewart dei best sellers, ciò che li trasforma in investimenti, ciò che li riduce a testi unti e bisunti, da tanto li abbiamo consumati nelle nostre cucine èinfatti  l'atteggiamento che lei da sempre ha nei confronti del suo pubblico, centrato su un patto di assoluto rispetto, di assoluta corrispondenza fra teoria e pratica, fra promesse e realtà e che si traduce in modo concreto nelle sue pubblicazioni. 
A diferenza di altri autori che abbiamo "starbookato" qui sopra, Martha Stwart ha dalla sua la cifra della credibilità, da un lato, e dell'umiltà, dall'altro: è "una di noi"- e lo è soprattutto in questo libro che si differenzia dalle monografie che l'hanno fatta schizzare in cima alle classifiche delle vendite in questi ultimi anni, proprio per l'approccio paziente, cortese, completo e competente con cui viene proposto di avvicinarsi alla cucina.
Nessuna spocchia, nessuna cattedra, nessun tono da prima della classe. 
E, soprattutto, nessun passaggio tralasciato, con la consapevolezza e l'umiltà di chi sa che è l'autore che deve guadagnarsi la fiducia del suo pubblico, non il contrario. E quindi, ben venga una pagina dedicata a come montare ill burro, ben vengano sequenze fotografiche su come tagliare un pollo, ben vengano tabelle sui tempi di cottura, sulle misure delle teglie, su tutto quanto sembra facile e per questo trascurabile mentre, in realtà, è ciò che spesso frena dall'imparare e ci fa sentire frustrati e incapaci. 
Con questo libro sul piano della vostra cucina, non avrete davanti a voi lo chef pluristellato che omette sfilze di passaggi, perchè non è lui che deve abbassarsi a tanto;  non avrete la maestra di bon ton che vi fa spendere mezzo stipendio in wursteln del macellaio biologico e panini del fornaio organico, per poi inorridire se uno stupido hot dog non è servito su un piatto d'argento; e neppure avrete la leziosaggine di chi decide di togliere l'anima alla cucina francese, calpestando tecniche e sapori centenari, in nome di un minimalismo che va tanto di moda. Al contrario, troverete una maestra che prima di tutto è vostra compagna, capace di rendere semplice ciò che sembra impossibile, di accompagnarvi per mano lungo tutti i procedimenti, spianando gli ostacoli e gioendo con voi del risultato finale, come solo un vero didatta sa fare. Rispettando la cucina, da una parte, e voi stessi, dall'altra. 

E alla fine, vi accorgerete che il regalo più grande non è il miglior brodo di pollo della vostra vita o il curry più profumato del mondo - quanto semmai la capacità di saper stare sui vostri piedi. Che è una cosa tanto, tanto  americana, ma  che dovremmo metterci in testa di imparare, specialmente qui sopra, fra blogger, dove la condivisione è l'argomento all'ordine del giorno, ma i modi per metterlo in pratica non sempre ne rispettano il significato. In questo libro, la Stewart condivide il suo sapere perché ciascuno possa introiettarlo, rielaborarlo, farlo suo- e poi da lì, decidere cosa farne, scoprendosi non solo più esperto, ma più indipendente, più libero, più autonomo. 
Esattamente come ogni scuola dovrebbe fare. 
Anche se si tratta "solo" di cucina.

La dolente nota, al solito, è la traduzione. 
Fermo restando che se non avete grande dimestichezza con l'inglese, è sempre meglio acquistare un libro tradotto in italiano, a maggior ragione se si tratta di un manuale come questo, gli errori ci sono e in certi casi pure gravi. 

Il problema generale è sempre quello- e cioè che ancora non si è maturato il concetto che la cucina sia una disciplina a sé stante, dotata, al pari di tutte le sue discipline, di un suo linguaggio. 
Tecnico, anzitutto. Non si può leggere "fondo scuro" invece che "fondo bruno", "semolino" al posto di "farina di semola", "sale grosso", al posto di sale, visto che "coarse" è una indicazione che ha senso nei mercati anglosassoni, dove i gradi di raffinazione del sale e dello zucchero sono diversi.
Poi, come diciamo ogni volta, se il libro è destinato ad un pubblico italiano, il traduttore ha anche il compito di tradurre il carrello della spesa: non ha senso consigliare pesci  come lo snapper e l'halibut, se poi nei nostri mari non si trovano e i nostri pescivendoli neppure sanno che cosa siano; non ha senso parlare di "cavolo verde", senza chiedersi a che cosa corrisponda in italiano e così via. 
 
L'aspetto più grave, però,  sono gli errori di conversione, da cups in grammi: chi ha potuto, ha aggiustato "in corsa", ma abbiamo una ricetta non riuscita, proprio per questo motivo.

Lo diciamo con sincero dispiacere, perché abbiamo talmente apprezzato sia l'operazione editoriale, sia la disponbilità di Giunti che mai avremmo voluto scrivere nulla di meno che positivo su questo libro. 
Ma lo Starbook ha senso solo nel rapporto di lealtà che abbiamo costruito negli anni con i nostri lettori, che è la stessa con la quale da un lato ci sentiamo di consigliare a tutti questo libro- e in italiano, per chi non ha un inglese più che fluente, perchè comunque il testo è validissimo. Dall'altro, per la prima volta in vita nostra, rompiamo gli indugi e facciamo una proposta: siamo sette signore laureate, tutte con un'ottima conoscenza dell'inglese: fra noi ci sono laureate in lingue, interpreti, insegnanti (di inglese), agenti di viaggio, espatriate (due, stabilmente, più altre con lunghe esperienze di soggiorni all'estero) e tutte con una solidissima competenza in materia. il nostro sogno è trovare un editore disposto a comprare  i diritti diMastering the Art of French Cooking, di Julia Child e a farne  un'edizione italiana come si deve, con una traduzione corretta e, perchè no?, con note critiche, laddove necessario. E, visto che si sogna, ci piacerebbe che fosse lo Starbook, a curarla.
Lo abbiamo detto- ora ci rintaniamo per i prossimi dieci anni nel nostro solito silenzio operoso, pronte a dedicarci al prossimo Starbook, che ci terrà compagnia per il mese di febbraio. 
A breve, i risultati del Redone, per sapere chi si unirà a noi nella prossima avventura. 
Buona giornata
 


.

9 commenti:

  1. AAA Traduttrice professionista offresi. Ottima conoscenza dei programmi di traduzione.Buona forchetta :)

    Io il libro l'ho comprato in inglese, per una volta stranamente prima che lo starbookaste, e sono stata felicissima dell'acquisto, anche se mi è stato sequestrato dalla dogana e ho dovuto fare il giro della Germania per ritirarlo. Ma ne è valsa la pena. Insieme al manuale di cucina di Le Cordon Bleu è uno dei libri piu completi, esaustivi e chiari per chi, come me, improvvisa e cerca col lantenrino spiegazioni affidabili sulle "basi", per poterci lavorare sopra. Esattamente come spieghi tu. :)

    Buona giornata a tutte e aspetto il prossimo libro :)

    RispondiElimina
  2. Bellissima analisi, come sempre del resto. Vedendo le ricette che avete pubblicato questo mese, concordo con voi su tutto, dall'approccio della Martha - che magari può stare antipatica a molti, ma se ha un seguito simile un motivo ci sarà - alla scarsa qualità della traduzione, ahimé. Come mi è già capitato di dire un paio di volte, sono traduttrice anch'io e capisco che questo lavoro non venga retribuito né apprezzato come si dovrebbe ("tutti sanno l'inglese, che ci vuole"), ma è inammissibile che una casa editrice come la Giunti curi così poco questo aspetto. Ci sono edizioni italiane di grandi classici della letteratura straniera curati da critici ed esperti di tutto rispetto, ma sembra che la cucina non sia "degna" di tale considerazione. Peccato, perché in questo modo si penalizzano dei testi magari molto belli e completi in originale, e chi non mastica più di tanto l'inglese, non potrà mai apprezzarli appieno.

    Grazie come sempre per il grande lavoro che svolgete, siete preziose :)

    P.S. Spero proprio che qualcuno coglierà il vostro appello, avere un'opera importante come Mastering the Art of French Cooking in italiano sarebbe una gran cosa, ma solo se fatta come si deve, e voi sapreste sicuramente renderle giustizia :)

    RispondiElimina
  3. Perché ogni volta che leggo una tua recensione mi sento più intelligente?
    Grazie Ale, per la bellissima pagina di disanima e per il sogno condiviso.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. ecco, non avrei saputo dirlo meglio...
      sottoscrivo in toto, grazie Ale!

      Elimina
  4. Per anni, ho pensato che mi sarebbe piaciuto tradurre un testo di zoologia in italiano. perché non crediate che non ci siano errori anche lì. Tanto per fare un paio di esempi: "evolvettero" oppure la "ratta femmina"...Insomma, io, tra 6 mesi sono in pensione: intelligenti pauca...

    RispondiElimina
  5. Ale, con la tua intelligenza fai sempre centro... :)
    Grazie

    RispondiElimina
  6. Clap clap clap! E se mai il sogno diverrà realtà, io mi propongo per dare una mano.. o, alle brutte, per assaggiare ;)

    RispondiElimina
  7. Sottoscrivo tutto, cara Ale, parola per parola. Adoro Martha Stewart proprio per questo patto di fedeltà con i suoi lettori: li prende per mano e racconta loro trucchi e segreti della cucina, senza spocchia. Sotto la sua egida si sfornano piatti impeccabili e davvero di alto livello!!!

    RispondiElimina

Spammers are constantly monitored